Nel messaggio per la Quaresima di quest’anno, tempo favorevole di rinnovamento personale e comunitario che ci conduce alla Pasqua, Papa Francesco propone una riflessione sull’esortazione di san Paolo ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a). In questo brano, l’apostolo evoca l’immagine della semina e della mietitura, cara a Gesù (cfr Mt 13). L’occasione propizia in cui seminare il bene è proprio la Quaresima, un tempo che è immagine di quello che dovrebbe essere tutta l’esistenza terrena. Questo tempo ci invita ci invita alla conversione, a capire che la nostra vita può essere fatta di verità e bellezza se non pensiamo all’avere e all’accumulare ma al donare e al condividere.
Ciò vuol dire essere «collaboratori di Dio» (1 Cor 3,9), il primo seminatore di bene. Questo compito non va inteso come un peso, ma come una grazia che ci libera dalle logiche del tornaconto personale grazie al riconoscimento della gratuità e ci avvicina al Padre. Tale semina è tanto più importante se si allarga l’orizzonte verso l’ultimo giorno, nel quale si potrà raccogliere il «frutto per la vita eterna» (Gv 4,36). Quindi, il germe della salvezza deve essere piantato già nel tempo presente. Nella Quaresima, esorta il pontefice, non stanchiamoci di pregare, non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita, non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo con lo sguardo fisso su Gesù Cristo risorto (cfr Eb 12,2).